Economia trading

Pubblicatio il 28 agosto 2017 | di bitquotidiano

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Bitcoin, l’inferno e il paradiso degli exchange

Uno dei motti di Bitcoin “be your own bank” (essere la propria banca) viene vanificato ogni volta che si lasciano i propri fondi su un exchange. Un servizio terzo rispetto a bitcoin su cui depositare monete fiat, attraverso un bonifico, per acquistare criptomonete o viceversa vendere bitcoin per dollari o euro.

Qui anche per incutere paura, segnaliamo i più grandi fallimenti di exchange bitcoin e criptomonete (Mtgox su tutti); quelli che già zoppicano, perchè hanno subito dei furti, ma vivacchiano (Bitfinex, il cinese Bter). Alcuni che promettono di ritornare come zombie (Btc-e). Oltre, per fortuna, a consigliarne qualcuno con cui operare dall’Italia.

Nei mesi prima della chiusura del febbraio 2014, da Mtgox passano il 70% di tutti gli scambi in Bitcoin. Adesso, nel 2017, il numero di exchange in giro per il mondo e cresciuto a dismisura, con un ruolo significativo di paesi asiatici: Giappone, Corea, Cina.

La causa scatenante di questo articolo è stata la recente chiusura di Btc-e, uno degli exchange più vecchi tra quelli in circolazione ma non per questo meno oscuro; più che la collocazione est europea destava sospetto il non metterci la faccia.. come dire persino il Ceo di MtGox era membro gold della Bitcoin Foundation. Il fondatore di Bitcoin China (il primo exchange con base in Cina) Bobby Lee, attivissimo su Twitter e fratello di Charlie Lee creatore di Litecoin (una delle prime monete alternative a Bitcoin di successo). Così come il Ceo di Bitstamp è conosciuto nella comunità, e in Italia i fondatori di The Rock Trading, exchange che precede persino l’invenzione di bitcoin essendo stato creato per la moneta di Second Life. Il fondatore di Btc-e non lo si conosce ufficialmente neanche adesso che il sito è chiuso.

Alcuni exchange sono stati chiusi in maniera traumatica, furti, fughe col malloppo, altri per problemi legali o organizzativi senza troppe conseguenze. In un caso addirittura una causa di divorzio si dice possa essere stata tra i motivi scatentanti la spirale che ha portato alla chiusura dell’exchange (Crypsy).

E’ del 23 agosto la notizia che due tra i più grandi exchange cinesi (Huobi e OKCoin) hanno usato 150 milioni di dollari di fondi degli utenti in strumenti finanziari ad alto rischio. La Banca del Popolo della Cina sta investigando.

Il consiglio è di tenere stabilmente solo piccole cifre negli exchange, o per poco tempo. La regola è possedere le proprie chiavi private. Per questo motivo sono da evitare totalmente servizi che funzionano per il Forex come Etoro e simili ma non vanno bene per Bitcoin: in quanto non potere ritirare bitcoin, e averli nelle chiavi private del vostro portafoglio per poterli poi spendere. Nè avreste i Bitcoin Cash, usciti dal fork di agosto. Sconsigliati nonostante siano autorizzati ad operare; anche l’exchange Bitstamp dal 2016, ad esempio, è pienamente autorizzato ad operare in tutti e 28 paesi della UE.

Paradiso

Il paradiso non esiste, ma questi sono gli exchange consigliati, in questo momento, con cui operare in Europa e quindi in Italia. Il consiglio è di tenere stabilmente solo piccole cifre negli exchange, o per poco tempo. La regola è possedere le proprie chiavi private.

Bitstamp

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Dalla sua fondazione, nel agosto 2011 Bitstamp è uno dei punti di riferimento europei per lo scambio di Bitcoin. Fondata da Nejc Kodrič, personaggio conosciuto nella comunità bitcoin, in Slovenia, ha allargato nel corso degli anni le sue operazioni. La società si è spostata nel Regno Unito nel aprile 2013; nell’approcciarsi al Financial Conduct Autority gli è stato riferito che non essendo bitcoin classificato come “currency” non sono soggetti alla regolazione di quell’autority. La compagnia inizia a utilizzare strumenti autonomi per verificare l’identità degli utenti e i documenti antiriciclaggio. Nel 2016 Bitstamp sposta la sua sede in Lussemburgo dove ad aprile ottiene la licenza per essere un’istituzione di pagamento nell’Unione Europea, avendo il permesso di operare in tutti i 28 stati membri.

A gennaio 2016 Bitstamp subisce un furto, 18800 bitcoin (circa 5 milioni di dollari). Il sito rimane fermo appena qualche giorno. L’ammanco viene appianato dalla compagnia. Dopo qualche mese si scoprono dettagli, di quello che non viene chiamato hackeraggio ma furto, partendo da un amministratore del sistema di Bitstamp, Luka Kodric – con uno scenario alla Mr Robot – che riceve via Skype un file word che fa partire uno script.

Prima di fare un deposito su Bitstamp occorre verificare l’account; solitamente inviare una fotografia di un documento di identità e una prova di residenza, come una bolletta, o un estratto conto bancario.

Costo di transazione 0,25%

Bonifico Sepa: deposito gratis, prelievo 0,90 Euro.

Supporta da poco Ethereum (ETH), ma non ancora Bitcoin Cash (BCC o BCH)

Kraken

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Exchange con sede a San Francisco, fondato nel 2011, opera anche in euro; è stato per molto tempo l’exchange con più volumi tra euro e bitcoin (dato che su Bitstamp il grosso dei volumi sono nella coppia bitcoin dollaro).

Kraken fornisce il valore di cambio di bitcoin al terminale Bloomberg. Gli utenti di MtGox hanno potuto compilare i moduli della richiesta di rimborso attraverso Kraken, autorizzato dal tribunale giapponese.

Kraken possiede vari livelli di verifica; al livello 3 occorre fornire un documento di identità e una prova di residenza. Per operare con piccole cifre è richiesto solo nome completo, indirizzo, numero di telefono.

Costo di transazione 0,16% 0,26%

Bonifico Sepa: deposito gratis, prelievo 0,09 Euro.

Supporta scambi su diverse criptomonete e assets; si segnalano: Bitcoin Cash, Dash, ETH, ETC, GNO, EOS, XLM, ZEC

The Rock Trading

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Fondato nel 2007 a Malta – si due anni prima dell’invenzione di Bitcoin – come piattaforma per scambiare i Linden Dollars, la moneta di Second Life. Da giugno 2011 consente lo scambio con Bitcoin. È stato il primo exchange Bitcoin a offrire conferme istantanee grazie al sistema di multifirma sviluppato da GreenAddress (fondato da Lawrence Nahum, italiano, come anche il fondatore di The Rock Trading, Davide Barbieri)

Costo di transazione 0,02% 0,20%

Bonifico Sepa: deposito gratis, prelievo 1,5 / 2,5 Euro.

Oltre a bitcoin euro e bitcoin dollaro, The Rock Trading consente scambi su queste criptomonete: Litecoin (LTC), Ripple (XRP), Peercoin (PPC), Ethereum (ETH), Zcash (ZEC), Bitcoin Cash (BCH)

Offre documentazione e pieno supporto in italiano.

Purgatorio – Exchange che hanno subito furti. Gli utenti si sono visti decurtare i fondi.

Bitfinex

Uno dei più grandi exchange bitcoin, per volume dal 2014, con sede a Hong Kong, è stato hackerato nel 2016 con un furto di quasi 120 mila bitcoin del valore di 72 milioni di dollari. Ha ripagato gli utenti con un token e la “Commodity Futures Trading Commission” degli Stati Uniti li ha multati di 75mila dollari per il modo, giudicato illegale di rimborsare; anche utenti i cui account non avevano subito furti sono stati decurtati.

Ad aprile 2017 Bitfinex ha ricomprato i token da 1 dollaro che venivano scambiati l’anno prima alla metà del valore. Nello stesso mese Bitfinex annuncia che i propri utenti non potranno ritirare i propri fondi in dollari dopo che Wells Fargo ha posto delle limitazioni ai loro bonifici. Bitfinex ha fatto causa a Wells Fargo ma ha ritirato l’accusa pochi giorni dopo. Come conseguenza bitcoin è stato scambiato per qualche mese a 100 dollari in più che negli altri exchange.

Bter

Questo exchange cinese è stato hackerato a febbraio 2015 con un furto di 7100 bitcoin (del valore di 1,7 milioni di dollari). Dopo aver annunciato una taglia di 750 bitcoin per chi avesse recuperato i fondi; una partnership per ottenere un prestito di 1000 bitcoin; infine ripaga gli utenti del 10% dei Bitcoin perduti e crea un token chiamato BTC_B.

Che ci siano utenti che lo utilizzino ancora è un mistero.

Poloniex

Uno dei principali exchange per volumi delle monete alternative ha subito un furto nel marzo 2014; il 12,3% dei fondi dei loro utenti, 97 bitcoin. In un primo momento hanno decurtato i fondi degli utenti del 12,3% per poi rimborsare qualche mese dopo, a luglio. Poloniex non è un exchange da sconsigliare ma lo si considera a rischio visto che si segnalano problemi (nel 2017) sui tempi di risposta del servizio clienti.

Inferno – Nessuno di questi exchange esiste più

Trade Hill

Fondato nel giugno 2011, Tradehill è stato per quasi un anno il secondo exchange dopo Mtgox per volume. Con base in California il sito è stato pubblicizzato come strumento per professionisti del trading. Ma a febbraio 2012 l’exchange chiude, facendo causa a Dwolla il servizio che gli consentiva di depositare dollari. Gli utenti comunque non hanno perso nulla.

Mtgox

La storia di MtGox, per la sua lunghezza, colpi di scena e il fatto che sia ancora in corso ha bisogno di spazi più lunghi. Qui riassumiamo per chi non ne avesse mai sentito parlare.

Fondato da Jed McCaled, (il creatore della rete di emule) nel luglio 2010 per scambiare carte di Magic, viene venduto a Mark Karpeles nel marzo dell’anno dopo; Mtgox raggiunge un picco del 70% del volume di tutti gli scambi bitcoin col dollaro.

Nel Febbraio 2014 arriva la fine (dopo mesi di stillicidio di utenti che non riescono far uscire i propri dollari dall’exchange) con gli scambi sospesi, il sito chiuso, le carte per la bancarotta portate in tribunale. 850 mila bitcoin degli utenti, valutati 450 milioni di dollari al tempo, spariscono.

Karpeles viene arrestato più volte per falsificazione di bilancio e appropriazione indebita. Dal luglio 2016 è libero su cauzione ma non può lasciare il Giappone.

La storia non manca di colpi di scena con l’arresto di Alexander Vinnik e la chiusura di Btc-e di cui viene considerato amministratore o fondatore. L’indagine che porta al suo arresto è partita da utenti vittime di Mtgox

Bitcoinca

Fondato a settembre 2011; il sito a causa di un problema di sicurezza subisce un furto di 43 mila bitcoin a marzo 2012; dopo un primo momento in cui gli amministratori assicurano che che ci sono i fondi per appianare le perdite, un secondo incidente di sicurezza svuota i loro portafogli online e il sito chiude immediatamente. La storia sembrava convincere fino ad un certo punto ma l’arresto di Alexander Vinnik a fine luglio 2017 dà qualche conferma a questa storia che vuole Bitcoinca vittima di un hacker che ha avuto accesso al loro sistema.

Intersango

Un exchange durato un anno e mezzo, dal luglio 2011 al dicembre 2012. Non ha mai avuto grandi volumi ma chiude per aver perso relazioni con le banche del Regno Unito.

McxNOW

Lanciato a settembre 2013 permetteva di operare senza fornire dati personali e prometteva di distribuire il 25% dei guadagni fatti dall’exchange in criptomonete per gli utenti. Chiude dopo un periodo di manutenzione il 15 novembre 2014.

Bitfloor

Annunciato nel febbraio 2012, Bitfloor è stato il primo exchange di Bitcoin e criptomonete ad essere registrato al Fin-CEN, con base a New York. Questo non basta a dare alla storia un finale dignitoso. A settembre 2012 i gestori di Bitfloor dichiarano che 24 mila bitcoin sono stati rubati con un buco nella sicurezza (un tempo i buchi erano nei mattoni e almeno si riusciava a mangiare un piatto di pasta e lenticchie). Il sito viene chiuso; l’accesso degli utenti bloccato in quanto mancano riserve per i fondi depositati. A marzo 2013 dopo un terzo piccolo rimborso per gli utenti i gestori smettono di rispondere. Il mese dopo, chiusi o bloccati gli account bancari il sito chiude per sempre.

CoinEx

Un exchange russo lanciato nel luglio 2013, la sua caratteristica unica era unire una mining pool al cambiavalute. Nel marzo 2014 dichiarano di essere stati hackerati e aver perso gran parte dei bitcoin e altre criptomonete degli utenti. Il sito sparisce nel dicembre 2015.

MintPal

A luglio 2014 la compagnia dichiara di essere stata hackerata, perdendo un gran numero di VeriCoin. A ottobre 2014 la ditta che possiede Mintpal, Moolah, dichiara che Mintpal sta per chiudere. Molti utenti del forum Bitcointalk accusano di truffa il Ceo di Mintpal. A febbraio 2015, il proprietario del sito, Ryan Kennedy viene arrestato per furto di oltre 3700 bitcoin.

Cryptsy

L’exchange con i volumi più grandi in quasi un centianaio di monete alternative inizia ad avere problemi nel 2014; Crytpsy dichiara di aver subito un furto di 10 mila bitcoin. Il suo fondatore Paul Vernon, attivo su Twitter e nella comunità Bitcoin, da qualche mese è in causa per divorzio con la moglie. Viene messo agli atti che, prima del preteso furto subito da Crytpsy, la moglie di Paul lo accusa di aver fatto viaggi in Cina allo scopo di far uscire soldi su cui lei avanza delle pretese. Tra questi 8,2 milioni di dollari ci sono anche i fondi di Crytpsy, per cui Paul Vernon è stato incriminato e gli sono stati vietati viaggi in Cina. A sua difesa dice che voleva iniziare una nuova vita nel paese del dragone. Un altro tassello a dicembre 2016: gli avvocati della class action contro Crypsy hanno depositato denuncia contro l’exchange Coinbase.

Con sede a San Francisco Coinbase è uno dei marchi più conosciuti nel mondo delle criptomonete negli Stati Uniti, tanto da aver chiesto a luglio 2017 il finanziamento di un corporate bond da 1,2 miliardi di dollari.

L’accusa contro Coinbase è di essere a conoscenza che gli 8,2 milioni di dollari di Paul Vernon passati attraverso di loro, fossero proventi del riciclaggio dei fondi rubati agli utenti di Cryptsy.

(Su Coindesk.com non è possibile capire bene quest’ultimo passaggio, forse perchè Coindesk è di una ditta che ha interessi in Coinbase. Meglio leggere su questo news.bitcoin.com)

Btc-e

Come una saga, Btc-e è al primo capitolo, ma svela cose dell’affaire MtGox (e Bitcoinca).

Il 26 luglio viene arrestato in Grecia un 38enne cittadino russo, Alexander Vinnik. Dal giorno prima Btc-e è offline. L’arresto, riporta Reuters, è parte di una serie di operazioni del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti contro cybercriminali russi in Europa. Le indagini su Vinnik sono partite da associazioni di utenti rimasti vittima di MtGox che dopo il suo arresto hanno iniziato a rilasciare le informazioni e le prove in loro possesso al pubblico. Vinnik – presunto fondatore di Btc-e – è il principale sospettato per implicazioni nel furto di MtGox (e Bitcoinca) e per il riciclaggio che ne è venuto dopo. Il disvelarsi della storia è appena all’inizio.

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